Andronico, Nevio e Plauto

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  1. *la_debbO*
     
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    Letteratura Latina

    Livio Andronico (o Tarentino)

    Visse nel II secolo a.C. e fu uno schiavo che venne portato a Taranto dopo la conquista della città da parte dei Romani. I suoi padroni (gens Livia) si accorsero della sua intelligenza e lo affrancarono. Durante la seconda guerra punica fu nominato capo della corporazione degli autori e degli attori.
    Sue opere importanti:
    • Traduzione Odissea in latino (versi saturni) che sarà studiata nelle scuole fino a 2 secoli dopo, anche se il linguaggio era un po’ rozzo e la metrica arcaica. Scelse l’Odissea piuttosto che l’Iliade perché le vicende dell’eroe Ulisse erano più moderne per la società romana. (rispettava il romano mos maiorum)
    • Otto tragedie che non ci sono pervenute per intero con argomenti tratti dal ciclo troiano (Sofocle ed Euripide soprattutto)
    • Tre commedie ispirate a quelle greche

    Gneo Nevio

    Fu il primo scrittore di origine latina. (II secolo a.C.).
    Fu definito da Gallio uno scrittore con un carattere molto fiero tanto da aver osato attaccare la famiglia dei consoli Metelli , i quali lo incarcerarono per diffamazione. Fu poi subito liberato dai tribuni della plebe. Fu il primo ad usare la contaminatio => due o piu’ opere greche= una latina. Linguaggio un po’ rozzo, buon uso delle figure retoriche, buona integrazione cultura greca e latina.
    Sue opere importanti:
    • Tragedie (messe in scena 5 anni dopo Andronico) . Non piu’ solo cothurnatae (= di soggetto greco) ma anche praetextae (=ambientati in Lazio) I nomi coth. e prae. Derivavano dai vestiti indossati dagli attori (tipici delle 2 civiltà). Esempi: Romulus; Clastidium
    • Commedie: 35 palliatae (pallium= abito nazionale greco) e altre togatae (romane). Esempi: Tarentilla; Apella; Corollaria
    • Bellum Poenicum: poema epico storico dove il poeta racconta la prima guerra romano-cartaginese alla quale aveva partecipato da giovane. (In quel periodo si combatteva la seconda invece => poema con funzione esortativa per i combattenti). Il poema iniziava raccontando le origini di Roma (Enea in Italia, Didone ed Enea ecc..) Fu un modello per gli scrittori epici successivi: Ennio e Virgilio.

    Il Teatro Romano
    Inizialmente provvisori e di legno poi dal 55 a.C. iniziarono a costruirli in muratura (il primo fu quello di Pompeo)
    Forma di semicerchio. Nel diametro=>palco (con alta parete di fondo) Lungo il semicerchio gradinate per sedersi (cavea)
    Inizialmente gli spettacoli teatrali venivano rappresentati nei giorni dei ludi publici (dal 264 a.C)
    Nel 240 a.C. ai ludi publici venne rappresentata la prima rappresentazione teatrale greca di Andronico.
    I ludi si svolgevano di solito in occasioni di feste religiose. Sono ad esempio: ludi Cereales, ludi Florales e ludi Apollinares.
    Gli attori (histriones) erano nella parte bassa della scala sociale (spesso schiavi o liberti) . Il capocominico acquistava la commedia dall’autore grazie ai finanziamenti degli edili. Spese anche per retribuzione attori+capocomico+affitto+costumi+flautista. Maschere sempre usate nella tragedia, non sempre nella commedia. Abiti: pallio(greca) o toga (italico/latina). Spesso anche parrucche colorate. (No donne attrici)
    Scenografia con “background” delle case per permettere agli attori di entrare in scena direttamente dalla loro casa. Nelle rappresentazioni si alternavano deverbia (recitazione) e cantica (canto+flauto)
    Il pubblico nella cavea portava da sé sgabelli o sedie. Ingresso a teatro gratuito.
    Molte di queste informazioni ci sono pervenute grazie alla testimonianza dello storico dell’età augustea Livio. Egli scrisse in “Ab urbe condita” che nel 364 a.C. dei ballerini di origine etrusca ballarono ai ludi come speranza nella fine della pestilenza, inoltre parlò della prima rappresentazione di Andronico (vedi sopra). Histriones=> vocabolo di origine etrusca. (hister)

    La commedia

    Commedia=> rappresentazione finalizzata al divertimento degli spettatori. Etimologicamente “canto del corteo” (da greco). Vicenda sempre problematica inizialmente ma sempre a lieto fine. Storie di vita quotidiana con linguaggio semplice. (spesso schiavi, cortigiane, commercianti, contadini…). Nella storia del teatro latino gli autori piu’ importanti furono quelli dell’atà arcaica. (perché nei secoli successivi: teatro =>danza&mimo). Le commedie si dividevano in togate (romane) e palliate (greche).
    Palliata=> personaggi stereotipati. Maggiore libertà espressiva perché essendo greca meno censure (greci non avevano il mos maiorum) => veniva rappresentata una Grecia inverosimile. (problematiche romane rappresentate in ambiente greco). Questo perché i magistrati organizzatori non volevano vedere in scena problematiche dello stato, soprattutto politiche. Spesso però gli spettatori abbandonavano i teatri perché attirati maggiormente da circensi e/o gladiatori.

    Tito Maccio Plauto

    Nato a Sarsina (Umbria=>Romagna oggi) fra il 255 e il 250 a .C. e morto nel 184 a.C.
    Commediografo di maggior successo della letteratura latina. Le sue opere ci sono pervenute interamente. Il suo successo è stato il saper fondere i suoi valori italici e l’italum acetum (=definizione??) con la cultura greca. Plauto probabilmente era originario di una famiglia di attori perché il suo “nomen” Maccius derivava da Maccus (=maschera della fabula Atellana). Il “cognomen” Plauto può significare “dai piedi piatti” o “dalle orecchie a penzoloni”. Si sa poco della sua vita. Gellio e San Girolamo scrissero che lui si fosse recato a Roma per studiare da autodidatta, che avesse aperto una attività commerciale e che il fallimento di quest’ultima gli avesse provocato una temporanea riduzione in schiavitù. La data della sua morte la sappiamo grazie a Cicerone.
    Il successo di Plauto fece in modo che molti altri autori cercassero di vendere le proprie commedie come se fossero di Plauto (=sinonimo di successo assicurato). Per cui alla morte del commediografo c’erano 130 commedie a lui attribuite. Il filologo Varrone nel I sec a.C. ne individuò 21 plautine, 19 dubbie e 90 spurie. (classificazione ancora oggi condivisa)
    Datazione commedie non precisa. Prime commedie sono per lo più di intreccio mentre le ultime presentano un’analisi psicologica più attenta (commedie di carattere => caratteristica delle commedie di Terenzio). Plauto si ispirò principalmente alla fabula palliata (=>commedia latina che rielabora un'opera teatrale greca, conservandone ambiente e personaggi) ma anche ai Fescennini (opere protoletterarie, tipicamente popolari, e sono la più antica forma di arte drammatica presso i Romani) e all’Atellana. Intrecci ripetitivi e stereotipati: giovane innamorato di una cortigiana appartenente a un lenone e non può liberarla dal lenone perché squattrinato (scialacquatore o figlio di un tirchio). Alla fine grazie all’intervento di un servo astuto e tuttofare avviene il lieto fine. E’ questo servo il vero protagonista della commedia. Anche se gli intrecci erano molto simili, l’uso della contaminatio, i personaggi stereotipati (derivanti dall’Atellana), la verve comica di Plauto e una buona alternanza tra recitazione e canto furono le cause del grande successo della commedia platina. Si dice che Plauto fu “libero da preoccupazioni di realismo”, infatti egli mise in scena una Grecia dove era fusa realtà e immaginazione, costumi e luoghi sia greci che romano/italici. (=>rappresentava situazioni di vita universali!). Esprimeva gli ideali del popolo romano. Plauto mise in scena un mondo ideologico, una realtà rovesciata, quasi antitetica rispetto alla società romana del III II secolo a.C. : figli prevalevano sui padri, le mogli sui mariti, i servi sui padroni… Fu anche questo il successo di Plauto, aver fatto divertire il pubblico lasciandolo libero di interpretare le vicende come meglio credeva. Egli aveva un pessimismo di fondo sulla natura umana, secondo lui avida ed egoistica (da Asinaria: “Lupus est homo hominis, non homo” => “ l’uomo è lupo per il prossimo, non uomo). Lingua utilizzata originalissima, ricca di giochi di parole e neologismi (=>uso di una vecchia parola in un nuovo contesto cosicché abbia un nuovo significato). La metrica molto originale e creativa: deverbia=> senari giambici, cantica=> molto diversi. Usò molto bene le figure retoriche. Quintiliano elogiò la lingua di Plauto.


    • Amphitruo (Anfitrione): la storia narra le vicende di Anfitrione e del suo servo Sosia (da cui il termine omonimo oggi usato), i quali partono da Tebe in guerra. La storia narra del re di Tebe che va a combattere contro i Teleboi. Nel frattempo Giove, essendosi innamorato della moglie di Anfitrione, Alcmena, prende le sembianze del marito di lei per giacere con lei, ed ordina al dio Mercurio di prendere le sembianze di Sosia. Tornato Anfitrione, egli manda il servo Sosia per annunciare del suo arrivo, ma egli incontra Mercurio trasformato che lo induce ad avere una crisi d'identità, convincendolo di non essere Sosia. Anfitrione, dopo aver ascoltato il discorso di Sosia tornato a riferire, torna dalla moglie e si crea confusione. La vicenda si conclude con l'agnizione finale ed il tipico deus ex machina: Giove scende dal cielo e spiega la situazione. Annuncia inoltre alla coppia che avranno due figli gemelli, dei quali uno figlio di Giove, quindi semidio, il futuro Ercole.
    • Asinaria (La commedia degli asini): la trama della commedia racconta di Argirippo, un giovane, che vendendo degli asini, si guadagna i soldi per comprare la donna che ama. Quest'ultima però è anche desiderata dal padre di Argirippo.
    • Aulularia (La commedia della pentola): fa parte della commedia dell'agnizione (riconoscimento). In questa un ricco ed avaro signore, Euclione, trova nascosta una pentola d'oro e per avarizia la lascia nascosta. Euclione ha una figlia che vuole sposare con un ricco per guadagnarci. Tuttavia, un giovane, Liconide, ne è innamorato. Il suo servo, Strobilo, trova la pentola e la da al padrone permettendogli di sposar la figlia di Euclione.
    • Curculio (Pungiglione): commedia che presenta la figura del lenone. Curculio libera una ragazza da un lenone che l'aveva promessa ad un soldato (che in realtà era il fratello); la ragazza poi si sposa con il giovane padrone di Curculio. Il nome "Curculio" deriva da un parassita del grano.
    • Casina (La ragazza dal profumo di cannella): in essa ricorre il tema della lotta tra un giovane e un vecchio (senex, padre del giovane) che s'innamorano della stessa ragazza. Naturalmente il conflitto si risolve al favore del giovane.
    • Cistellaria (La commedia della cesta): Plauto in quest'opera scrive di una bambina trovata in una cesta che, quando diventa grande, s'innamora di un giovane promesso alla figlia di Demifone. Quando si scopre che la ragazza, Selenio, è figlia di Demifone avviene il matrimonio tra i due.
    • Mostellaria (La commedia del fantasma): in questa commedia un servo allontana il padrone anziano dalla sua casa, per proteggere il padrone più giovane (e figlio del vecchio), con la scusa che è infestata da uno spirito.
    • Rudens (La gomena): Palestra e Ampelisca scampano a un naufragio e dal padrone e vengono aiutate da Demone e Plesidippo(=>amante di Palestra). Vedendo gli oggetti personali all’interno di un forziere si può riconoscere che Palestra è figlia di Demone. Fine: nozze tra i due innamorati.
    • Pseudolus: Pseudolo, schiavo del vecchio Simone, aiuta il figlio di Simone, Calidoro, a realizzare il sogno di liberare la giovane amata, Fenicio, dal postribolo del lenone Ballione. Calidoro, infatti, non ha i soldi per riscattare la fanciulla e il lenone l'ha inoltre promessa ad un soldato che gli aveva già versato una capparra. Per riuscire nel suo scopo, Pseudolo ordisce una beffa ai danni di Ballione con l'aiuto di Scimmia, servo di Carino, amico di Calidoro. Il giovane innamorato, alla fine, ottiene la sua amante e Pseudolo può festeggiare ubriacandosi.

    NB: (Miles gloriosus vedi dopo!!)

    Prologo presente in tutte le commedie di Plauto tranne cinque. Si trova di solito all’inizio e consiste nell’esposizione dell’argumentum e nella captatio benevolentiae. Sono di lunghezza variabile e in essi Plauto spesso parla anche di sé stesso. Nel Miles Gloriosus e nella Cistellaria sono i prologhi sono posposti alla prima scena (il primo) e alla seconda (il secondo).
    Il vortit barbare => traduzione e adattamento dal greco al latino. Espresso dal commediografo nell’Asinaria e nel Trinummus. Il suo lavoro va inteso come traduzione letteraria non sono linguistica. Si può definire anche una reinterpretazione (perché c’era anche la contaminatio). Inoltre l’aggettivo barbare sta ad indicare ciò che non è greco (in greco).

    Prologo dell’Asinaria => si rivolge al pubblico, si augura che lo spettacolo porti bene a sé e agli spettatori. Dice il titolo della commedia e dice di averla tradotta dall’originale in greco di Demofilo. Definisce la commedia graziosa e divertente e chiede attenzione al pubblico.

    Prologo del Trinummus => i protagonisti del prologo sono due personaggi allegorici, Luxuria ed Inopia (=> Dissipatezza e Miseria). Luxuria fa entrare Inopia in una casa e poi si rivolge al pubblico spiegando che Plauto aveva chiamato lei Luxuria e sua figlia Inopia. Inopia era entrata in una casa dove abitava un giovane che era stato aiutato dalla stessa Luxuria a sperperare il patrimonio. Ora che non poteva piu’ mantenere Luxuria, poteva trascorrere il resto della vita con la figlia di Luxuria (Inopia). Luxuria dice che Plauto ha tradotto la commedia dall’originale greca di Filemone “Il tesoro” e che l’ha chiamata Trinummus (=> le tre monete). Chiede attenzione al pubblico.

    Miles gloriosus

    Il titolo è riferito al soldato Pirgopolinice, un millantatore noto per le sue spropositate ed infondate vanterie. Ma il soldato verrà punito dal solito servo furbo che, alleato con altri personaggi, permetterà alla ragazza che il soldato ha rapito di ricongiungersi con il suo padrone. In realtà quasi la metà dei versi escono dalla bocca del servo Palestrione, che, con i suoi piani che gli fanno più volte meritare il titolo di architetto, è il vero protagonista della scena.
    Personaggi: I personaggi di questa commedia hanno spesso dei nomi parlanti: in grado di rivelarnee il carattere o gli atteggiamenti più tipici.
    • Pirgopolinice, da sempre è l'emblema del soldato fanfarone (il nome, un composto di tre parole, significa in greco: 'espugnatore di torri e di città' da Pyrgo (torre), polis (città) e nike (vittoria)), una delle maschere della Palliata: esagerato nelle sue vanterie, sia in fatto di donne, che di azioni guerresche o di parentele illustri; sembra vivere su un altro pianeta, tanto da non mettere mai in dubbio se stesso e da ritenersi sempre nel giusto. In realtà da alcune scene traspare un personaggio insicuro con le donne per le quali si eccita molto facilmente, come un novellino.
    • Artotrogo (cioè rosica-pane), il parassita di Pirgopolinice compare solo nel primo atto. La sua funzione, che si esaurisce subito, è quella di spalleggiare nelle sue vanterie Pirgopolinice, per ottenere del cibo. Le esagerazioni delle sue lodi sono pari soltanto alla sua fame, come si addice a questa maschera della commedia latina del III secolo. È molto furbo nel far credere a Pirgopolinice delle bugie,che lui ha affrontato e ucciso soldati e animali che era un guerriero invincibile.
    E dice che le donne lo cercano sempre e gli dicono in continuazione: "E' Achille costui?" e lui risponde "No, è suo fratello". Poi, Pirgopolinice è negato nei calcoli e Atrotrogo li sbaglia apposta per farsi apprezzare dal soldato
    • Filocomasia, la cortigiana rappresenta la preda del soldato da restituire all' adulescens. Come tutte le donne è astuta ed abile ingannatrice.
    • Pleusicle, il giovane è di poco spessore, non è lui che organizza l'inganno anzi: a volte la sua impulsività è fuori posto, potrebbe permettere a Pirgopolinice di scoprire tutto.
    • Palestrione, il furbo schiavo di Pleusicle organizza come un regista i suoi attori, che oltre a dire ciò che lui gli fa dire si vestono con dei veri e propri costumi di scena. Tiene sotto controllo la vicenda e la fa sviluppare nella direzione che preferisce.
    • Periplectomeno, il vecchio vicino di casa di Pirgopolinice aiuta da scapolo scaltro (ma non gaudente) il giovane Pleusicle, figlio di un suo amico. Dimostra la sua saggezza e giustizia, forse non adeguate ad una commedia plutina, in una lunga digressione sulle sue virtù di amico, conviviale e cittadino.
    • Acroteleuzia e Milfidippa, entrambe meretrici. La seconda, anche se subordinata alla prima, ricopre uno spazio maggiore, anche se in un ruolo di minore importanza per l'obbiettivo finale. Donne, cioè, per la cultura classica, ingannatrici e subdole, delle maghe della recitazione, soprattutto quando tesa a far der male (come ammette la stessa Acroteleuzio). Pedine importanti, al pari di Filocomasio, nello scacchiere di Palestrione.
    • Sceledro, schiavo di Pirgopolinice. Il suo compito era tener sotto controllo Filocomasio ma, dopo dei dubbi iniziali, viene agevolmente gabbato da Palestrione.
    Altri personaggi di contorno sono Lurchione, uno schiavo di Pirgopolinice, uno schiavetto di Periplecomeno, ed il cuoco Carione che, aiutato da altri schiavi, partecipa al concitato epilogo della vicenda.
    Filocomasio, giovane cortigiana, e Pleusicle, cittadino ateniese, sono innamorati. Mentre Pleusicle è ambasciatore a Naupatto, arriva ad Atene Pirgopolinice che la porta con se ad Efeso. Sulle tracce dell'amata del padrone si mette subito Palestrione, ma la sua nave viene abbordata dai pirati, che lo vendono proprio a Pirgopolinice. Lo schiavo riesce a far sapere al padrone dove si trova, così Pleusicle arriva a Efeso e viene ospitato da Periplecomeno, un vecchio che era stato ospite ad Atene del padre del ragazzo.



    I atto
    Artotrogo loda, non senza ironia, Pirgopolinice, occupato nelle sue vanterie di fatti mai accaduti, come aver ucciso un elefante con un solo piccolo pugnetto. Poi i due si dirigono al foro per dare la paga ad alcuni mercenari assoldati da Pirgopolinice.
    II atto
    Palestrione espone il soggetto della commedia, e spiega come forando il muro divisorio tra la casa di Pirgopolinice e di Periplectomeno, riesce a far incontrare furtivamente i due innamorati. Periplectomeno esce imprecando da casa sua: un servo del soldato, rincorrendo una scimmia sul tetto, ha visto i due giovani che si baciavano. Palestrione illustra al vecchio il suo piano, affinché Pirgopolinice non scopra niente: bisogna far credere che ad Efeso è giunta la sorella gemella di Filocomasio con il suo innamorato, e che i due risiedono a casa del vecchio. Sceledro esce di casa giurando di aver visto Filocomasio baciarsi con un giovane. Palestrione dimostra allo schiavo che si tratta della sorella gemella della ragazza. Periplecomeno minaccia Sceledro per aver accusato una sua ospite, e gli fa giurare di non dire niente a Pirgopolinice.
    III atto
    Pleusicle si scusa con Periplectomeno di doverlo costringere a prender parte all'inganno, il vecchio viene lodato dal giovane e da Palestrione che ne espone le virtù, poi conferma come cosa nefasta prendere in moglie una donna dalla ricca dote. Palestrione comunica agli altri due uomini il suo piano, necessita di due meretrici: una finga di essere la moglie di Periplectomeno e di essere innamorata di Pirgopolinice. Il vecchio e il giovane se ne vanno, Palestrione chiama Sceledro. Esce Lurchione, siparietto tra i due, poi Lurchione se ne va. Periplectomeno conduce da Palestrione Acroteleuzio e Milfidippa, lo schiavo verifica se il suo piano è stato compreso, le due meretrici si dimostrano all'altezza della situazione.
    IV atto
    Arriva Pirgopolinice vantandosi, Palestrione gli annuncia dell'amore della moglie di Periplectomeno. Il soldato è entusiasta e chiede a Palestrione opinioni su cosa fare di Filocomasio, lo schiavo consiglia di mandarla via: ha saputo che la vecchia madre, insieme alla sorella gemella, sono venute a chiedere di lei. Arriva Milfidippa che funge da ambasciatrice di Acroteleuzio, la donna e lo schiavo ingannano abilmente un Pirgopolinice smanioso e sicuro di sé. Pirgopolinice va a chiedere a Filocomasio di andarsene. Giungono le due meretrici in compagnia del giovane, Palestrione dà le ultime direttive, Pleusicle promette allo schiavo la libertà appena tornati ad Atene, poi se ne vanno. Pirgopolinice esce soddisfatto per il fatto che la sua decisione è stata accolta da Filocomasio, la quale ha acconsentito di essere donata a Palestrione. Arrivano Acroteleuzio e Milfidippa, Pirgopolinice viene invitato a raggiungerla in seguito nella casa del vecchio. Dopo la scomparsa dalla scena delle due donne, arriva Pleusicle, vestito da capitano della nave che deve riportare Filocomasio ad Atene. Sia la ragazza che Palestrione fingono di non voler lasciare il soldato, che li invita alla ragionevolezza. Dalla casa di Periplectomeno esce uno schiavetto, finge di essere un ambasciatore di Acroteleuzio e lo invita ad entrare nella casa del vecchio.
    V atto
    Pirgopolinice viene portato fuori di peso dalla casa di Periplectomeno. Mentre lo bastonano, il vecchio, il cuoco Curione ed altri schiavi minacciano di evirarlo. Poi lo lasciano libero facendogli promettere di non meditare ripercussioni. Arriva Sceledro che racconta al suo padrone di aver visto Filocomasio baciarsi con Pleusicle: il soldato mangia la foglia ormai troppo tardi.

    Il prototipo dell’avaro Euclione nell’Aulularia => studio del carattere. Diventa un “tipo” , uno stereotipo di tutte le commedie successive. Euclione => avarizia maniacale, spinta all’eccesso tanto da giungere a esiti grotteschi, surreali che gli impedisce di essere cinico o spaccone come tutti gli altri personaggi. La sua ossessione per il denaro gli dona comicità. (figura usata anche oggi: vedi Paperon de’ Paperoni)















    Debora :bravo:
     
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