La passione d'amore De Rerum Natura Lucrezio

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  1. =|*la_debbO*|=
     
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    Adde quod absumunt viris pereuntque labore,

    2 adde quod alterius sub nutu degitur aetas.

    3 Labitur interea res et Babylonica fiunt,

    4 languent officia atque aegrotat fama vacillans.

    5 †unguenta† et pulchra in pedibus Sicyonia rident

    6 scilicet et grandes viridi cum luce zmaragdi

    7 auro includuntur teriturque thalassina vestis

    8 assidue et Veneris sudorem exercita potat.

    9 Et bene parta patrum fiunt anademata, mitrae,

    10 interdum in pallam atque Alidensia Ciaque vertunt.

    11 Eximia veste et victu convivia, ludi,

    12 pocula crebra, unguenta coronae serta parantur,

    13 nequiquam, quoniam medio de fonte leporum

    14 surgit amari aliquid quod in ipsis floribus angat,

    15 aut cum conscius ipse animus se forte remordet

    16 desidiose agere aetatem lustrisque perire,

    17 aut quod in ambiguo verbum iaculata reliquit

    18 quod cupido adfixum cordi vivescit ut ignis,

    19 aut nimium iactare oculos aliumve tueri

    20 quod putat in vultuque videt vestigia risus.



    Aggiungi che sciupano le forze e si struggono nel travaglio; aggiungi che si trascorre la vita al cenno di un'altra persona. Son trascurati i doveri, e ne soffre il buon nome e vacilla. Frattanto il patrimonio si dilegua, e si converte in profumi babilonesi, e bei sandali di Sicione ai piedi ridono, s'intende, e grandi smeraldi con la verde luce sono incastonati nell'oro, e la veste color di mare è consunta assiduamente, e maltrattata beve il sudore di Venere; e i beni ben guadagnati dai padri diventano bende, diademi, talora si cangiano in un mantello femminile e in tessuti di Alinda e di Ceo. S'apparecchiano conviti con splendide tovaglie e vivande, giochi, coppe senza risparmio, unguenti, corone, serti, ma invano, perché di mezzo alla fonte delle delizie sorge qualcosa di amaro che pur tra i fiori angoscia, o quando per caso l'animo conscio s'angustia per il rimorso d'una vita trascorsa nell'inerzia e perduta nelle orge, o perché lei ha lanciato, lasciandone in dubbio il senso, una parola, che confitta nel cuore appassionato divampa come fuoco, o perché gli sembra che troppo lei occhieggi o che il suo sguardo sia attratto da un altro, e nel suo volto vede le tracce d'un sorriso. E questi mali si trovano in un amore che dura ed è felice al più alto grado; ma, se è infelice e senza speranza, ci sono mali che puoi cogliere anche ad occhi chiusi, innumerevoli; sì che è meglio stare prima all'erta, come ho insegnato, e guardarsi dall'essere adescati. Difatti evitare di cadere nei lacci d'amore non è così difficile come districarsi, una volta presi in mezzo alle reti, e forzare i possenti nodi di Venere. E tuttavia, anche avviluppato e inceppato, potresti sfuggire all'insidia, se proprio tu non opponessi ostacoli a te stesso, e non ti celassi in primo luogo tutti i difetti dell'animo o quelli del corpo di colei che prediligi e desideri. Questo infatti fanno per lo più gli uomini ciechi di passione, e attribuiscono alle amate pregi ch'esse non posseggono davvero. Così vediamo che donne in molti modi deformi e laide sono adorate e godono del più alto onore. E poi s'irridono a vicenda, e l'uno invita l'altro a placare Venere, perché lo affligge un brutto amore, e spesso non scorge, l'infelice, i propri mali, che sono i più grandi. :ehm:
     
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