Le formiche di Mida e le api di Platone

Valerio Massimo - Factorum Et Dictorum Memorabilium Libri Novem - Liber I

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    Valerio Massimo - Factorum Et Dictorum Memorabilium Libri Novem - Liber I - 06 Ext 02


    1.6.ext.2 Midae vero, cuius imperio Phrygia fuit subiecta, puero dormienti formicae in os grana tritici congesserunt. parentibus deinde eius corsus prodigium tenderet explorantibus augures responderunt omnium illum mortalium futurum ditissimum. nec uana praedictio extitit: nam Midas cunctorum paene regum opes abundantia pecuniae antecessit infantiaeque incunabula uili deorum munere donata onustis auro atque argento gazis pensavit.

    [1.6.ext.2] Ma, a Mida re, alla signoria del quale Frigia fu suggietta, essendo fanciullo e dormendo, formiche ragunarono nella sua bocca granella di grano. Poi gli aguratori risposero al padre et a la madre di Mida, li quali cercavano di sapere dove si stendesse questo miracolo, e dissero che Mida sarebbe più ricco di tutti gli uomini. E questo antidicimento non fu vano, però che Mida passò per abondanza di moneta le ricchezze di tutti li re. E quelle cose che furono donate ne' principii della sua infanzia, utilemente per la deità de li dii si compensonno con ricchezze cariche d' oro, e d' argento.

    Valerio Massimo - Factorum Et Dictorum Memorabilium Libri Novem - Liber I - 06 Ext 03


    1.6.ext.3 Formicis Midae iure meritoque apes Platonis praetulerim: illae enim caducae ac fragilis, hae solidae et aeternae felicitatis indices extiterunt, dormientis in cunis paruuli labellis mel inserendo. qua re audita prodigiorum interpretes singularem eloquii suauitatem ore eius emanaturam dixerunt. ac mihi quidem illae apes non montem Hymettium tymi flore redolentem, sed Musarum Heliconios colles omni genere doctrinae uirentis dearum instinctu depastae maximo ingenio dulcissima summae eloquentiae instillasse uidentur alimenta.

    [1.6.ext.3] Alle formiche di Mida per ragione e per merito avrei anteposte l' api di Platone, però che le formiche di colui furono anunziatrici di caduca e di fragile felicitade, l' api di Platone annunziatrici furono di felicitade solida et eterna, apponendo mele alli labriciuoli di lui, dormendo fanciullo nella culla. La quale cosa udita, li interpretatori di prodigii dissero, che singolare soavitade di parlare della bocca sua uscire dovea. E certo a me pare che quelle api non pascessero in monte Imetto, il quale è ornato et odorifero di fiori di timo, ma ne' colli Eliconii delle Muse con ogni generazione di verzicante dottrina per amonimento delle dee. E parve ch' elle distillassero con grandissimo ingegno dolcissimi alimenti di somma eloquenza.

    buon lavoro!!! :bax:
     
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  2. ^uPPoLa^
     
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    ah tra l'altro sta versione fa schifo.. nn si capisce nulla!
     
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1 replies since 31/3/2008, 13:44   4911 views
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