"In morte del fratello Giovanni" analisi

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    Analisi del sonetto di Ugo Foscolo:
    “IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI”

    Sonetto tutto incentrato sul tema degli affetti familiari e su quello dell’avversità della fortuna; è pervaso da una rassegnata protesta contro la propria sorte. È l’unico dei suoi sonetti che il Foscolo inserì nei “Vestigi della Storia del Sonetto italiano”; ed è non poca lode.


    Un di, s’io non andrò sempre fuggendo
    di gente in gente, mi vedrai seduto
    su la pietra, o fratel mio, gemendo
    il fior de’ tuoi gentili anni caduto.

    La madre or sol, suo dì tardo traendo,
    parla di me col tuo cenere muto:
    ma io deluse a voi le palme tendo;
    e se da lunghe i miei tetti saluto,

    sento gli avversi Numi, e le secrete
    cure che al viver tuo furon tempesta,
    e prego anch’io nel tuo porto quïete.

    Questo di tanta speme oggi mi resta!
    Straniere genti, l’ossa mia rendete
    allora al petto della madre mesta.

    Parafrasi: un giorno, se non sarò costretto ad andar errando in un perpetuo esilio da un popolo all’altro mi vedrai seduto sulla tua tomba, o fratello mio, piangendo il fiore reciso della tua giovinezza. Soltanto la madre adesso trascinando il suo corpo affaticato dagli anni e dai dolori parla di me con le tue ceneri mute ma io tendo senza speranza verso di voi le mie braccia e se da lontano saluto la mia città questo mi fa sentire ancora più la solitudine, l’avversità del destino e le segrete angosce che sconvolsero la tua vita portandoti alla morte, e prego di poter trovare anch’io pace nella morte. Questa è l’ultima speranza che mi resta oggi di quante ne avevo. Popoli stranieri, restituite le mie ossa tra le braccia di mia madre.

    Livello tematico: nel 1801 era morto probabilmente suicida il fratello più giovane del poeta, Giovanni. Qualche anno dopo Foscolo leggendo il carme 101 di Catullo scritto dal poeta latino in occasione di una visita alla tomba del fratello compose questo sonetto nel quale medita sulla propria esistenza per la quale vede come uniche prospettive l’esilio e la morte. È giocato sull’opposizione di due motivi fondamentali: l’esilio e la tomba. Il tema dell’esilio sta a rappresentare una condizione di sradicamento; essa richiama la figura eroica che Foscolo ama costruire di sé: quello dell’eroe infelice e sventurato che non ha una patria, non trova un tessuto sociale e politico in cui inserirsi e neanche un nucleo famigliare in cui trovare sicurezza e conforto. Il motivo della tomba si identifica con l’immagine del nucleo famigliare e soprattutto della madre: sulla tomba i poeta spera di poter ricongiungere il legame affettivo con il fratello, con la cenere del figlio morto la madre parla del figlio lontano. In questa condizione il ricongiungimento con la madre e la terra natale è l’unica certezza confortante che vince l’inquietudine angosciosa. È un approdo che risulta impossibile. La lirica si apre con la speranza del poeta di poter rivedere un giorno la tomba del fratello, una speranza che appare lontana e irrealizzabile a causa dell’esilio. L’attenzione si sposta poi sulla madre alla quale è affidata l’unica possibile ricomposizione dell’unità famigliare: ella parla al figlio orto dell’altro figlio vivo ma lontano. Un’unica speranza gli resta oltre quella di trovar pace nella morte: che un giorno le sue ossa possano essere restituite dalla pietà delle genti straniere alla madre. Il sonetto, apertosi con i temi dell’esilio e della morte, si conclude con la ripresa degli stessi motivi, in una perfetta struttura circolare

    Livello metrico e sintattico: il sonetto presenta una struttura sintattica più frammentata. È costituito da 4 periodi dei quali solo il primo coincide con la strofa. I secondo occupa la seconda quartina e la prima terzina mentre l’ultima strofa è formata da 2 periodi. I tempi verbali predominanti sono il presente e il futuro: a quest’ultimo va affiancato l’imperativo rendete. Il presente viene adoperato per descrivere la condizione esistenziale del poeta e della madre; i futuro si riferisce all’esilio e alla morte deludente approdo di una vita stanca e travagliata. Sono frequenti tempi verbali infiniti come participi e gerundi collocati in rima e quindi in posizione metrica rilevante
    Il sonetto ripropone l’immagine positiva della morte come illusione di sopravvivenza che era già presente nell’Ortis e che tornerà al centro dei sepolcri insieme con l’identificazione mitica della tomba, della terra materna e della figura della madre
     
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  2. **deBBy**
     
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  3. Justick
     
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    bravaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, ti amo
     
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  4. Key_man
     
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    Powa
     
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3 replies since 22/11/2006, 18:25   28222 views
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