LE GUERRE DEL 700 (sintesi e integrazione)

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    LE GUERRE DEL 700 (sintesi e integrazione)

    LA GUERRA DEL NORD (O SECONDA GUERRA BALTICA, 1700-1721)

    Il nuovo secolo si aprì subito con due guerre di vaste proporzioni e di lunga durata: la guerra di successione spagnola (1701-1713/14)e la guerra del nord. Con queste due guerre si definirono nuovi equilibri politici e militari: si delineò il dominio inglese e si affermarono quello russo e quello prussiano nell’Europa nord-orientale.
    Delineiamo una rapida sintesi della guerra del nord: a 18 anni il giovane re svedese Carlo XII fu coinvolto in una guerra di aggressione contro il suo paese da parte di tutte le altre potenze baltiche,ossia Danimarca, Sassonia, Polonia e successivamente anche Prussica e Russia. Da quel momento Carlo XII si mise alla testa delle sue truppe, dimostrando eccezionali doti di stratega. Per alcuni anni inflisse numerose sconfitte ai suoi rivali ma venne sconfitto dalle truppe dello zar Pietro I il Grande a Poltava nel 1709 e fu costretto a rifugiarsi in territorio ottomano. Vi rimase come “ospite” forzato per cinque anni, al termine dei quali riuscì a tornare in patria, per ricominciare la lotta contro danesi, prussiani, sassoni e russi, ma cadde in battaglia durante la campagna di Norvegia. La sua morte segnò la fine della potenza svedese e anche del suo sistema politico assolutistico: infatti la Svezia si trasformò in una monarchia di tipo costituzionale.

    Dal 1713-14, dopo i Trattati di Utrecht e Rastadt (che chiusero la guerra di successione spagnola), l’Inghilterra guidò la politica europea. Il suo obiettivo primario fu la conservazione di quell’equilibrio continentale raggiunto con il Trattato di Utrecht.
    La Francia, per circa venti anni, cioè fino alla Guerra di successione polacca (1733-38), non svolse più un ruolo importante e mise momentaneamente da parte le sue mire espansionistiche, così l’Inghilterra ebbe mano libera nel controllare la situazione europea.

    GUERRA TRA LA SPAGNA E LA COALIZIONE ANGLO-FRANCO-AUSTRO-OLANDESE (1717-1719)

    Il cardinale Alberoni, che gestiva la politica estera del nuovo re di Spagna Filippo V di Borbone, cercò non solo di emancipare il suo re dal divieto di successione al trono francese (come era stato stabilito nel trattato di pace), ma anche di riconquistare alla Spagna i possedimenti italiani persi e di liberare il commercio spagnolo dalla forte concorrenza inglese.
    Con la nuova guerra scatenata nel 1717 si ricostituì subito la quadruplice alleanza anglo-franco-austro-olandese che costrinse la Spagna ad accettare le condizioni della Pace dell’Aja del 1719: con tale pace l’Inghilterra consolidò i vantaggi già ottenuti ad Utrecht, impedendo il risorgere della potenza spagnola, senza intaccare il principio dell’equilibrio (rinuncia spagnola alla corona di Francia e a Gibilterra).
    Tra l’altro, con la Pace dell’Aja, la Sicilia passò agli Asburgo e la Sardegna fu data in compenso ai Savoia (nacque ufficialmente il regno di Sardegna).

    GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA (1733-1738)

    Nel ventennio del governo di R. Walpole (1721-1742) l’Inghilterra si defilò un po’ dalla politica europea per dedicarsi soprattutto al consolidamento del proprio sistema parlamentare e allo sviluppo industriale e commerciale.
    Insediatasi sul trono la nuova dinastia Hannover, in questi anni andò affermandosi progressivamente la prassi dei cosiddetti “governi parlamentari”: i governi cioè cominciarono a dipendere sempre più dalla maggioranza del parlamento, da cui dovevano ricevere la fiducia, e sempre meno dalla volontà del sovrano. I governi parlamentari quindi “nascevano” e “morivano” in parlamento, nel senso che dipendevano dai voti della maggioranza, ed erano chiamati a rispondere del loro operato non tanto di fronte al re ma soprattutto di fronte al parlamento.
    Walpole era un pacifista convinto e cercò di ridurre al minimo gli interventi inglesi nelle vicende europee: ma tale politica determinò la rinascita della potenza e dell’espansionismo francese, come si poté osservare nella Guerra di successione polacca.
    Tale guerra vide l’ennesimo scontro tra la Francia di Luigi XV e l’Impero di Carlo VI d’Asburgo, con l’aggiunta della Russia alleata dell’Impero.
    Infatti l’ascesa di Leszczynski al trono polacco avrebbe significato la Polonia al servizio della Francia, mentre la nomina di Augusto III di Sassonia appariva agli occhi dei francesi come un ingrandimento del pericolo asburgico.
    La soluzione del conflitto fu trovata dall’abile politica del cardinale Fleury, che gestiva la politica estera francese, il quale preferì alla fine accordarsi con gli Asburgo in funzione antinglese.
    Infatti nella pace di Vienna (1738) si realizzò un equilibrio di forze tra le due dinastie (Borbone ed Asburgo) che ebbero guadagni perfettamente bilanciati da perdite: così la Polonia andò ad Augusto III; la Lorena al Leszc…e dopo di lui, per successione, alla Francia; Napoli e la Sicilia a Carlo III di Borbone (N.B. nei manuali di storia si indica Carlo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna, con l’aggettivo “III”, ma in realtà egli, come re di Napoli, fu Carlo VII, mentre divenne Carlo III nel 1759, quando successe al fratellastro Ferdinando VI come re di Spagna); Parma e Piacenza agli Asburgo; la Toscana a Francesco di Lorena, genero dell’imperatore.
    Molto significativa fu l’annessione della Lorena da parte della Francia, con cui quest’ultima realizzò lo scopo di raggiungere il confine naturale con la Germania (Impero): il Fleury ottenne così in un sol colpo quello che i governi precedenti avevano inutilmente inseguito per decenni.
    Come si diceva, l’Inghilterra fu apparentemente estranea a queste vicende, ma in realtà si preoccupò di controllare attentamente e continuamente la situazione e si eresse a mediatrice tra le parti, facendo in modo che il Trattato di pace non alterasse sostanzialmente l’equilibrio europeo. Infatti, come è stato osservato “nella guerra di successione polacca l’Inghilterra non s’impegna: le basta sorvegliare il gioco, che l’equilibrio non venga sostanzialmente turbato. L’imperatore non ottiene da Londra che una benevola mediazione. Walpole mira a neutralizzare le vittorie militari franco-spagnole senza rischiare né un uomo né una sterlina, con le sole armi della diplomazia: assumere la parte di arbitro nel regolamento del conflitto”. (Valsecchi).
    Resta il fatto però che la conclusione della guerra determinò un rilancio politico ed economico della Francia, la quale “aveva ripreso la marcia in avanti. Aveva fatto un importante acquisto territoriale, aveva rafforzato la sua alleanza con la Spagna, con la Turchia, con la Svezia, e dirigeva la politica europea. La sua industria e il suo commercio diventavano i primi del mondo. I suoi prodotti lavorati invadevano perfino l’Inghilterra, i suoi mercanti battevano gli inglesi nelle Antille, in India, nel Levante…I francesi progredivano in America nella valle del Mississipi e chiudevano l’accesso all’interno ai coloni inglesi…La Compagnia francese delle Indie creava ininterrottamente nuove agenzie commerciali” (Mousnier-Labrousse).
    L’Inghilterra pertanto aveva buone ragioni per preoccuparsi e questo fu il motivo per cui essa intervenne nella Guerra di successione austriaca.

    GUERRA DI SUCCESSIONE AUSTRIACA (1740-1748)

    Nel 1740 l’ambizione di Federico II di Prussia di impossessarsi dell’importantissima regione della Slesia segnò l’inizio della Guerra di successione austriaca.
    Il re di Spagna, l’elettore di Baviera, il re di Sardegna avevano avanzato diritti sulla successione al trono imperiale, non riconoscendo valida la Prammatica Sanzione fatta approvare da Carlo VI per garantire alla figlia Maria Teresa la successione di quei territori dell’Impero che erano considerati possesso familiare degli Asburgo.
    Nonostante che il cardinale Fleury avesse consigliato di non intervenire, la Francia si lasciò travolgere dalla sempre viva tradizione antiasburgica ed entrò nella coalizione, credendo che l’isolamento iniziale in cui venne a trovarsi Maria Teresa offrisse l’occasione adatta per farla finita una buona volta con gli Asburgo.
    L’Inghilterra tuttavia si schierò con l’Impero; infatti “essa non poteva acconsentire che l’Austria si sfasciasse, essendo questa l’unica potenza del continente che fosse in grado di opporre la propria volontà a quella francese” (Kaser).
    Gli inglesi mirarono soprattutto a dividere le forze della coalizione avversaria e riuscirono, tramite la promessa di un ampliamento verso la Lombardia del regno di Sardegna, a far passare Carlo Emanuele III dalla coalizione antiasburgica all’alleanza con Maria Teresa (il re di Sardegna quindi passò da una parte all’altra).
    Con la Pace di Aquisgrana (1748) il marito di Maria Teresa (Francesco I) fu riconosciuto come imperatore e i territori asburgici dell’Impero rimasero a Maria Teresa, che però dovette cedere la Slesia alla Prussia. Anche in Italia ci furono dei cambiamenti, in particolare il nuovo confine del regno di Sardegna.

    LA GUERRA DEI SETTE ANNI (1756-1763)

    La Guerra dei Sette anni è considerata da molti storici come la continuazione della Guerra di successione austriaca, sia sotto l’aspetto della rivalità anglo-francese che sotto quello della rivalità austro-prussiana.
    La vera causa della guerra non fu tanto il desiderio austriaco di ritornare in possesso della Slesia ma soprattutto il contrasto anglo-francese nell’America del nord, dove la Francia era padrona dei Grandi Laghi e dei bacini dell’Ohaio e del Mississipi ed impediva qualsiasi espansione.
    La guerra in sostanza dovette risolvere due grossi problemi: in primo luogo il primato coloniale mondiale tra Inghilterra e Francia, in secondo luogo l’antagonismo tra Austria e Prussia per l’egemonia nell’area tedesca.
    Il grande protagonista politico della Guerra dei Sette anni fu William Pitt “il vecchio”, il primo assertore convinto dell’imperialismo britannico e della lotta ad oltranza contro la Francia.
    La mentalità di Pitt era agli antipodi rispetto a quella di Walpole: quest’ultimo infatti era stato sostenitore del non intervento e del pacifismo, il primo invece era favorevole ad una politica aggressiva ed interventista.
    Il cosiddetto rovesciamento delle alleanze, caratteristico della Guerra dei Sette anni, ebbe il punto di partenza proprio nella politica del Pitt.
    Egli infatti concepì un piano di alleanze che mirava ad isolare la Francia e ad attrarre nell’orbita inglese la Russia, l’Impero e la Prussia: il piano non funzionò poiché allo scoppio della guerra Russia, Francia ed Austria fecero blocco contro l’asse anglo-prussiano.
    Tuttavia il Pitt raggiunse l’obiettivo militare di impegnare totalmente la Francia sul continente in modo da poterla battere più agevolmente nelle aree coloniali contese.
    Infatti “l’alleanza franco-asburgica tolse alla Francia la possibilità di impegnarsi adeguatamente nella lotta contro l’Inghilterra…Scoppiato il conflitto tra l’Austria e la Prussia, Luigi XV vi rimase coinvolto: le sue forze, assorbite sui campi di battaglia europei, rimasero assenti sul vasto teatro mondiale” (Valsecchi).
    Soltanto l’intervento della Spagna al fianco della Francia, nel 1761, convinse gli inglesi a non seguire più la strategia del Pitt: essi, temendo di perdere le colonie americane, abbandonarono l’intransigenza di William Pitt e preferirono la pace, che prevedevano molto vantaggiosa.
    E così fu: il Trattato di Parigi del 1763 consegnò agli inglesi il Canada, le isole nel golfo di San Lorenzo, Grenada (tolte alla Francia) e la Florida (tolta alla Spagna). Inoltre l’Inghilterra ebbe campo libero per procedere all’occupazione di tutta l’India.
    Le conseguenze per la Francia furono disastrose ed accelerarono la catastrofe del suo sistema politico-sociale “sette anni di guerra costarono alla Francia duecentomila perdite umane, la distruzione della sua flotta e il dissanguamento del suo erario” (Spini).
    Negli anni che seguirono la Francia cercò una parziale rivincita ricostruendo la sua flotta ed acquistando, nel 1768, la Corsica, invano desiderata dagli inglesi.
    Nella Pace di Hubertsburg tra Austria e Prussia, la Slesia rimase a Federico II, lasciando tutto come prima.
    La Prussia, dopo questa guerra vittoriosa, divenne di fatto il nuovo polo di attrazione degli Stati tedeschi, ponendosi come diretta concorrente dell’Austria e come potenza politico-militare di prim’ordine.

    STORIA DELLA POLONIA (3): LA SPARTIZIONE DI FINE ‘700 (sintesi)

    La crisi politica della Polonia era iniziata già nella seconda metà del 1500 quando, con l’estinzione della dinastia Jagellone, la monarchia era diventata elettiva, quindi dipendente dalla potente aristocrazia che dominava la Dieta (l’assemblea parlamentare di origine feudale), che preferì sempre più spesso chiamare sul trono polacco sovrani provenienti dall’estero, al fine di poterli più facilmente condizionare.
    Questo processo di crisi continuò per tutto il Seicento e si accentuò nella prima metà del Settecento, nonostante che alcuni sovrani, tra cui il polacco Jan Sobieski, avessero cercato di dare al paese un minimo di stabilità politica e di forza militare.
    Si arrivò così nella seconda metà del XVIII secolo, quando, per una serie di fattori concomitanti, la Polonia subì una vera e propria spartizione ad opera di Russia, Prussia ed Austria: essa così cessò di esistere come nazione indipendente e poté rinascere come tale solo alla fine della Prima guerra mondiale.
    La prima spartizione avvenne nel 1772 quando, in seguito ad una guerra vittoriosa contro l’Impero ottomano, guerra iniziata nel 1768 e conclusa nel 1774, la Russia riuscì ad aprirsi la strada verso il Mar Nero e ottenne il libero passaggio nello stretto del Bosforo.
    A causa di ciò, Prussia ed Austria chiesero la concessione di alcuni territori polacchi per compensare i vantaggi acquisiti dai russi (N.B. nel 1783 la Russia strappò alla Turchia anche la penisola di Crimea e dal 1787 al 1792 ci fu un’ennesima guerra tra russi e ottomani, in cui l’Austria fu alleata della Russia).
    Si procedette così alla “prima spartizione”: la Polonia fu costretta a cedere la Prussia occidentale a Federico II di Prussia, la Russia bianca a Caterina II (imperatrice russa) e la Galizia all’Austria di Maria Teresa. In questo modo la Polonia, retta in quel periodo dal re polacco Stanislao Poniatowski, perse circa un quarto del suo territorio nazionale ed un terzo della sua popolazione.
    La conseguenza più significativa di questa prima spartizione fu la cessione della Prussia occidentale al regno di Prussia, che consentì per la prima volta agli Hohenzollern di stabilire una continuità territoriale nei loro possedimenti (dalla metà circa del 1400 la Prussia occidentale era stata annessa al regno di Polonia).
    La seconda spartizione avvenne nel 1793: le cause di essa furono le tardive riforme politico-istituzionali che la Dieta polacca approvò, tra il 1788 ed il 1792, per salvare il paese dall’annientamento.
    Si trattava di riforme che riguardavano il fisco, l’amministrazione, la scuola, l’esercito e la stessa Costituzione dello Stato. Nel 1791 infatti fu varata una nuova Costituzione che, tra l’altro, abolì il famigerato diritto di veto, che aveva paralizzato il parlamento nei decenni precedenti, e ripristinò il carattere ereditario della monarchia.
    Russia e Prussia si schierarono contro queste riforme (che tendevano a rafforzare lo Stato polacco), dal momento che esse erano interessate invece a sottrarre ulteriori territori alla Polonia.
    Così nel 1793 le due potenze invasero militarmente il paese e procedettero alla seconda spartizione, che dimezzò quanto era rimasto del regno dopo il 1772.
    La terza spartizione avvenne nel 1795 e fu causata dall’insurrezione dei polacchi contro l’aristocrazia, che aveva accettato e subito, senza reagire, le mutilazioni territoriali.
    Guidati del generale Tadeusz Kosciusko, i polacchi diedero vita ad una resistenza armata a cui parteciparono soprattutto i contadini e una parte dell’esercito.
    Ciò spaventò la grande nobiltà, aggrappata agli antichi privilegi e timorosa di una rivoluzione sociale: essa così chiese aiuto proprio alle potenze straniere interessate ai territori polacchi.
    Il risultato fu che, nel 1795, Russia, Prussia ed Austria procedettero alla terza ed ultima spartizione del paese, che perse completamente la propria indipendenza nazionale, che sarà riottenuta solo alla fine della Prima guerra mondiale.


    DUCHI DI SAVOIA DALLA META’ DEL ‘500 ALLA META’ DEL ‘700 CIRCA

    Emanuele Filiberto
    Carlo Emanuele I
    Vittorio Amedeo I
    Carlo Emanuele II
    Vittorio Amedeo II (1666-1732, fu anche il primo “re” del regno di Sardegna)
    Carlo Emanuele III




























     
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